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Io e vera abbiamo visitato la Pieve di San Pietro a Romena - da fuori perché quando siamo arrivati era chiusa - nel 1990 e poi ci siamo tornati nel 2010 con Teresa e Filippo, per un incontro con la "Fraternità di Romena" di Don Luigi Verdi. |
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PIEVE di SAN PIETRO a ROMENA (Pratovecchio, AR) L'a Pieve di San Pietro a Romena, una dei più interessanti edifici romanici del Casentino, è stata costruita alla metà del XII secolo sopra una precedente chiesa triabsidata risalente all'VIII secolo di cui sono visibili i resti sotto al presbiterio. Leggende popolari attribuiscono alla duchessa Matilde di Toscana un ruolo nella fondazione dell'edificio. La facciata semplice e rustica è stata realizzata in pietre conce con alla sinistra il campanile. Monumentale l'abside che presenta due ordini di arcate e delle aperture costituite da una trifora e due bifore. All'interno, a tre navate e cinque campate su colonne monolitiche di macigno e arricchite dai motivi decorativi dei capitelli a fogliami. Il soffitto è a capriate scoperte e inoltre presenta il presbiterio rialzato. I caratteri decorativi dei capitelli sono molteplici, dagli elementi geometrici e vegetali stilizzati alle raffigurazioni umane e zoomorfe, sempre attuati con grande intensità espressiva. In due capitelli della navata sinistra si ricorda il nome del committente, il pievano Alberico, e la data con la precisazione TEMPORE FAMIS MCLII (in tempo di carestia 1152) in uno e nell'altro sono scolpiti i quattro evangelisti con le iscrizioni Quaecumque solveris super terram e ALBERICUS PLEB. FECIT HOC OPUS. A destra dell'edificio è il battistero, coperto con volta a crociera costolonata e riferibile al periodo tardoromanico. Per motivi di sicurezza dalla chiesa sono state tolte tutte le opere d'arte che un tempo la ornavano. [tratto da Wikipedia] |
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FRATERNITÀ di ROMENA (Pieve di Romena) Dal 1991 la Fraternità di Romena è un punto di incontro per chiunque cerchi uno spazio semplice e accogliente dove, nel pieno rispetto delle storie e delle differenze individuali, ciascuno abbia la possibilità di rientrare in contatto con se stesso e, se vuole, con Dio, e di riscoprire il valore e la ricchezza delle relazioni. Romena vuol offrire un luogo di sosta ai viandanti di ogni dove. Una sosta per ritrovarsi e riscoprire la bellezza della nostra unicità, una sosta per poi riprendere e proseguire il proprio personale cammino di crescita. "Oggi – spiega don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità – non abbiamo tanto bisogno né di teorie, né di ideologie, ma di silenzio, di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità. Ed è questo ciò che proviamo a offrire a Romena". [tratto da "Fraternità di Romena", https://www.romena.it/] |
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L’arte delle icone Lo spirito creativo di don Luigi Verdi con le sue icone ha saputo dare colore alla grigia pietra serena dell’antica pieve e creare bellezza negli spazi circostanti attraverso icone realizzate con metalli. Un’arte trasmessa dal grande amico monaco, Giosuè Boesch, che attinge dai materiali della vita di tutti i giorni, materiali di recupero o che provengono dal mondo contadino (come zappe, vanghe, vecchie serrature…). Materiali poveri, dismessi, riciclati che riconquistano valore e dignità: come “la pietra scartata è diventata pietra angolare” (Sal 118), così lo scarto acquista una vita nuova e la ferita diviene feritoia. Creare dagli scarti diventa una metafora di vita: ripartire dalle ferite, mettendoci l’oro dentro, perché le ferite delle persone sono sacre. [tratto da "Fraternità di Romena", https://www.romena.it/] |
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Claudio Maccherani |